Nuovi studi suggeriscono che l’assunzione della frutta secca, cosiddetta a guscio, potrebbe aiutare a proteggere contro lo sviluppo del diabete di tipo 2 in persone che sono già ad alto rischio per la malattia.

I ricercatori hanno riferito dei potenziali benefici dei pistacchi e delle mandorle, i principali della cosiddetta “frutta a guscio”.

Lo studio è stato condotto in 49 soggetti prediabetici in sovrappeso o obesi e ha dimostrato che 57 g di pistacchi al giorno per 4 mesi ha ridotto significativamente la glicemia a digiuno, l’insulina e la resistenza all’insulina. È importante sottolineare che non vi è stato alcun cambiamento nel peso corporeo dopo aver mangiato tale frutta.

L’altro studio ha riportato di 137 adulti, a rischio elevato per il diabete, che sono stati randomizzati a consumare 43 g di mandorle al giorno – sia come  pasto o come spuntino – o senza mandorle, per 4 settimane.

Quelli che avevano mangiato la frutta secca percepivano meno la fame e si sentivano più pieni rispetto a coloro che  non l’assumevano, e avevano livelli di glicemia postprandiali inferiori, senza provare alcun aumento di peso.

La frutta secca è stata trovata essere associata a un ridotto rischio di malattia coronarica attraverso la moderazione del colesterolo LDL, dei trigliceridi, e delle concentrazioni di glicemia. E in studi sul diabete di tipo 2, hanno dimostrato di ridurre  il glucosio postprandiale e l’insulina.

La frutta secca è ricca, è un cibo denso con un profilo lipidico sano e i pistacchi, in particolare, sono ricchi di carotenoidi antiossidanti.

In un altro studio, 54 persone prediabetiche in sovrappeso o obese, sono stati randomizzati con una dieta di controllo o con una dieta a base di pistacchi (57 g al giorno) per 4 mesi. Hanno poi avuto un periodo di pausa di 2 settimane prima di passare a un’altra  dieta per altri 4 mesi, per cui gli individui hanno effettivamente agito come controlli di loro stessi.

Le diete sono state progettate per essere isocaloriche e modificate in base al peso di ciascuno: la quantità di calorie variava da 1900-2500 al giorno, a seconda del peso della persona.

Entrambe le diete erano mediterranee di base, e la dieta di controllo utilizzava l’olio d’oliva al posto dei pistacchi: le diete non differivano nella quantità di acidi grassi saturi e di colesterolo contenuto.

Al controllo basale e poi mensile, sono state prese misure antropometriche, la pressione sanguigna è stata misurata, e l’attività fisica è stata valutata. I campioni di sangue sono stati raccolti all’inizio e alla fine di ciascun periodo d’intervento per controllare lo stato emostatico, infiammatorio, ossidativo, e per riportare i marcatori di rischio metabolico.

Non ci sono state variazioni statisticamente significative per l’indice di massa corporea (BMI) tra i periodi di intervento, ma a digiuno la glicemia, l’insulina e i marcatori dell’insulino-resistenza sono diminuiti significativamente dopo la dieta a base di pistacchio rispetto alla dieta di controllo.

Altri marcatori di rischio metabolico quali il fibrinogeno, il glucagonlike peptide-1 (GLP-1), LDL, e il fattore 4 piastrinico, hanno mostrato una diminuzione statisticamente significativa dopo la dieta con pistacchio rispetto alla dieta di controllo.

Il consumo regolare di pistacchi potrebbe diminuire la resistenza all’insulina, suggerendo un loro potenziale ruolo protettivo contro lo sviluppo del diabete di tipo 2.

Nel frattempo, nello studio con le mandorle, 137 adulti a rischio elevato di diabete (BMI 27-35 o di peso normale con una storia familiare di diabete) sono stati randomizzati a uno dei 3 gruppi: 43 g al giorno di mandorle (circa 250 calorie) nella prima colazione o a pranzo; 43 g di mandorle solo la mattina o a merenda;  nessuno con mandorle; ogni gruppo per 4 settimane.

Quelli che avevano mangiato le mandorle affermavano di avere meno fame e sentirsi più pieni rispetto a quelli che non li consumavano; questi effetti sono stati più evidenti quando le mandorle sono state assunte come spuntino. Allo stesso modo, sebbene il consumo di mandorle conduceva a ridurre il glucosio nel sangue, questa riduzione è risultata significativa soltanto tra coloro che hanno mangiato la frutta secca come spuntino.

L’aggiunta di mandorle alla dieta usuale per 4 settimane non ha modificato il peso corporeo o qualsiasi altra misure antropometriche rispetto al gruppo di controllo.

Nel complesso l’inserimento di 43 g di mandorle in una dieta quotidiana, soprattutto come snack, può contribuire a moderare la glicemia senza promuovere l’aumento di peso.

2014 Congresso Europeo sull’obesità