La ricerca suggerisce che la manipolazione dietetica e altri cambiamenti dello stile di vita possono ridurre l’infiammazione e i fattori di rischio per le malattie.  Il nostro corpo tende a sovra-produrre sostanze chimiche infiammatorie a causa di stili di vita inadeguata e a cattiva alimentazione. Quella che un tempo venivano classificate come intolleranze alimentari oggi si chiamano più scientificamente “food inflammation”. Si instaura spesso un circolo vizioso tra l’infiammazione da cibo e depositi adiposi, in quanto l’infiammazione favorisce l’obesità e nello stesso tempo le cellule adipose producono sostanze chimiche infiammatorie aumentando i fattori di rischio e  accelerando i processi di invecchiamento. Si entra quindi in un circolo vizioso perché l’infiammazione eccessiva rende difficile la perdita di peso.

L’apparato digerente rappresenta la superficie del corpo più estesa in relazione al mondo esterno, esso contiene una quantità elevatissima di tessuto linfatico che deve provvedere alla difesa del nostro organismo.Il corpo umano alla nascita è completamente sterile, ma già al momento del parto viene a contatto con numerose microbi, quelli fecali, vaginali e cutanei della madre. L’interazione con le varie popolazioni microbiche fa sì che il bambino, in un periodo variabile tra i 6 e i 36 mesi (in base alla durata dello svezzamento), sviluppi un “microbiota di base”  che colonizza il suo apparato intestinale, genito-urinario e respiratorio. Con questo microbiota base, che comprende specie mutualistiche batteriche, micotiche e virali, l’essere umano conviverà per tutta la vita. Da sottolineare che il microbiota base non è composto solo da batteri, ma anche da miceti e varie specie di Candida. Nel nostro intestino abbiamo quindi 1 kg – 1Kg. e mezzo di batteri che  inviando messaggi al cervello cranico condizionano anche il nostro fabbisogno calorico, ma quello che è più interessante è la scoperta di tre enterotipi batterici che ci caratterizzano come i gruppi sanguigni. I tre ceppi sono stati battezzati Bacteroides, Prevotella e Ruminococcus, dal nome del batterio maggiormente presente in ciascuno. Dalle ricerche  emerge anche una correlazione tra l’enterotipo di appartenenza e alcune funzioni dell’individuo, come la produzione di alcune vitamine o la predisposizione all’obesità. In quest’ottica rientrano anche le malattie auto-immuni, a monte delle quali c’è una alterazione del Microbiota, che può produrre sostanze antigeniche in grado di determinare risposte immunitarie che reagiscono contro antigeni appartenenti al nostro organismo. È questo un aspetto di recente messo in evidenza dalla ricerca che mette in relazione le allergie alimentare con l’equilibrio dell’ecositema microbico dell’intestino e i meccanismi di difesa dell’ospite. Secondo autori Giapponesi, infatti, nell’evitare le eccessive reazioni infiammatorie nell’intestino assumono un ruolo le componenti microbiche  che regolano direttamente le funzioni dei mastociti attraverso i recettori Toll-like: recettori che riconoscono profili molecolari (PRR, Pattern Recognition Receptors), in grado di riconoscere determinate strutture tipiche di patogeni e microbi ed implicati nella difesa dell’organismo, nel particolare, dell’immunità innata. Questo può spiegare il motivo con il quale le manifestazioni di food inflammation o di allergia alimentare siano in funzione di un non corretto mantenimento della flora simbiontica intestinale.