Secondo recenti ricerche del Centro di neuromedicina dell’Università di Rochester diretto da Maiken Nedergaard, ora pubblicata su “Science”. una importante funzione del sonno è quella di effettuare grandi pulizie attraverso un sistema linfatico suo proprio indipendente da quello corporeo che è separato dal cervello attraverso la barriera ematoencefalica., si tratta di un sistema che controlla  il flusso del liquido cerebrospinale attraverso l’azione delle cellule gliali: per questo, il sistema è stato battezzato “glinfatico”. Il consumo energetico di questo sistema è tale che non riesce ad autoalimentarsi in stato di veglia. Si comprende come la tempestiva rimozione dei rifiuti a livello cerebrale sia essenziale. Grazie a nuove, sofisticate tecnologie di imaging, come la microscopia a due fotoni, i ricercatori hanno potuto osservare i moti del fluido cerebrospinale in vivo confermando che il sistema glinfatico è quasi dieci volte più attivo durante il sonno, e che mentre si dorme viene rimossa una quantità di proteina beta ammiloide significativamente più elevata di quanto avvenga da svegli. Un’altra sorprendente scoperta fatta nel corso della ricerca è che durante il sonno il flusso del liquido cerebrospinale negli spazi interstiziali del cervello aumenta del 60 per cento, come se le sue cellule in qualche modo si “stringessero” per permettere un lavaggio più efficace del tessuto cerebrale.

Recenti sperimentazioni sui topi hanno dimostrato che con la deprivazione del sonno le placche tipiche della malattia di Alzheimer appaiono più precocemente e più diffusamente (Washington University School of Medicine a St. Louis su Science Express, versione online della rivista Science).

Il rapporto sonno/veglia, secondo gli studi di Jae-Eun Kang, regola i livelli di proteina beta amiloide: aumenta di notte e diminuisce durante il giorno. Stando ai risultati, la deprivazione di sonno è in grado di determinare un incremento della proteina beta amiloide del 25 per cento.

Un’altro studio di Randall Bateman del Barnes-Jewish Hospital ha invece misurato i livelli di proteina beta amiloide nel fluido cerebrospinale di esseri umani, riscontrando in effetti come essi fossero generalmente più elevati durante la veglia e più bassi durante il sonno.

Recenti studi hanno correlato l’orexina, una proteina implicata direttamente nella regolazione del sonno, con le placche di amieloide caratteristiche dell’Alzheimer. L’orexina  è un neuropeptide con molte funzioni. Riveste da un lato un ruolo molto importante nel controllo dell’appetito interagendo con la leptina e col sistema endocannabinoide, mentre dall’altro è implicato nei meccanismi di regolazione del ciclo sonno/veglia al punto di essere coinvolto nell’incremento delle placche amieloidi tipiche della malattia di a Alzheimer.

Secondo David M. Holtzman, direttore del Dipartimento di Neurologia della School of Medicine del Barnes-Jewish Hospital, l’orexina o i composti con cui interagisce possono diventare nuovi bersagli per la terapia dell’Alzheimer.