Il ruolo della vitamina D nella prevenzione del cancro del colon-retto, ed eventualmente un suo uso in tale terapia, è biologicamente plausibile poiché nel colon vi sono recettori ben distribuiti.

Nel British Medical Journal è stata riportata una recensione su 107 revisioni sistematiche, 74 meta-analisi di studi osservazionali sulle concentrazioni plasmatiche di vitamina D, e 87 meta-analisi di studi randomizzati controllati, sempre sul ruolo della vitamina D.

Gli enzimi responsabili dell’attivazione della vitamina D in 1,25 di-idrossi-vitamina D sono attualmente conosciuti in vitro su modelli animali.

La vitamina D ha importanti effetti sulla crescita cellulare, sulla morfologia cellulare e sulla citocinesi cellulare, tutta una serie di fattori biologici che sarebbero rilevanti per il controllo del tumore.

La conclusione di questa recensione è stata che nel cancro, in particolare nel cancro del colon-retto, l’evidenza è indicativa per un beneficio della vitamina D.

Gli autori hanno sottolineato un trend positivo verso il miglioramento nei risultati.

Si pone una grande domanda circa il dosaggio da effettuare per la vitamina D. Dovremmo cercare di ridefinire e trattare con  un dosaggio  che si pensa essere il range di normalità riconosciuto a livello internazionale? Dovremmo dare la dose raccomandata di 400-600 UI al giorno? Dovremmo andare con dosaggi più  alti?

Vi sono prove di efficacia con 3000-4000 IU al giorno.

Ciò che è interessante è che per la popolazione mondiale settentrionale non c’è dubbio che ci sia una correlazione inversa tra livelli di vitamina D e la propensione a sviluppare un cancro del colon-retto.

Nelle regioni meridionali e nei luoghi più soleggiati della terra, si trovano livelli di ipovitaminosi D molto elevati. Ciò sembra essere presente poiché fa troppo caldo per uscire, e la popolazione trascorre molto tempo della loro vita al chiuso in ambienti con aria condizionata, si muovono con autovetture con aria condizionata, raramente escono al sole.

Ci permettiamo, quindi,  di dire che la supplementazione di vitamina D è sicura e consigliabile.

Insieme con l’aspirina, la vitamina D potrebbe essere una di quelle cose che dovremmo prendere in considerazione come prevenzione. Per i pazienti che vivono al nord e hanno avuto la resezione del tumore del colon-retto, può essere utile.

Inoltre la supplementazione di vitamina-D non solo ha migliorato la sensibilità all’insulina, ma ha anche spostato il microbioma da un campo di prediabete ad uno sano. I marcatori sierici di permeabilità intestinale sono migliorati negli uomini trattati con la vitamina D. Nel loro insieme, i risultati suggeriscono che la vitamina D può modulare la permeabilità intestinale e prevenire l’infiammazione di basso grado associata con l’obesità e l’insulino-resistenza.

In particolare, la diversità microbica è un predittore significativo di HbA1c. Inoltre, la vitamina D sembra giocare un ruolo nel ritardare lo sviluppo di diabete di tipo 2, forse a causa del miglioramento della sensibilità all’insulina.

Inoltre, si è riportato un sottogruppo di 20 uomini nel trial in cui la supplementazione con conseguente vitamina D a livelli plasmatici superiori a 50 ng / ml era significativamente associato con  cambiamenti nei marcatori infiammatori legati all’endotossemia intestinale​​.

Questi includono i lipopolisaccaridi (LPS), un indicatore di infiammazione cronica di basso grado, che si lega ai CD14 solubili (sCD14) e alle proteine LPS-binding (LBP), entrambi i quali facilitano il trasferimento intracellulare di LPS.

La supplementazione con vitamina D è stata associata ad un significativo aumento dei livelli di anticorpi contro LPS, indicando una diminuzione nella cascata infiammatoria LPS-innescata.