Sotto la dicitura “medicine complementari” sono comprese molte dottrine le cui basi teoriche sono molto diverse da quelle del sistema sanitario classico. Tutte queste forme di medicina -agopuntura, ayurveda, fitoterapia, omeopatia, ecc.- sono state definite CAM cioè “Complementary and Alternative Medicine”.

L’agopuntura è entrata da diversi decenni a pieno titolo nei master universitari post laurea in medicina e vi ricorrono in Italia un numero sempre crescente di persone. Ormai centinaia sono gli studi scientifici e sperimentali effettuati da ospedali ed università di tutto il mondo, per cui è acclarato il suo effetto in molte patologie dolorose, allergiche o di squilibrio del sistema endocrino ed immunitario.

L’omeopatia dal canto suo affiancata dall’omotossicologia e dalla medicina antroposofica risultano essere in Italia al terzo posto in Europa, dopo Francia e Germania, per il loro consumo. Negli ultimi vent’anni la vendita di questi farmaci è aumentata del 65%, nonostante non abbiano la possibilità di essere pubblicizzati e siano senza bugiardino e non rimborsati dallo Stato. La maggior parte degli utenti è di sesso femminile, ha un’istruzione medio-alta e li usa spesso come rimedio non alternativo ma complementare. Secondo una indagine Doxa di qualche anno  fa ricorrono abitualmente all’omeopatia  9 milioni di italiani, mentre 14 milioni vi ricorrerebbero saltuariamente  (23 per cento della popolazione).

Nel marzo del 2010 l’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, ha pubblicato il documento Safety issues in the preparation of homeopathic medicines, in cui viene accordata all’omeopatia pari dignità rispetto alle pratiche mediche convenzionali.

Sta di fatto che ormai da più parti esiste una collaborazione tra le varie forme di medicina al fine  di curare il malato nella sua globalità. Ovviamente occorre un atto di umiltà e  uno sforzo comune che vada al di là  di contrapposizioni su quale forma terapeutica sia più valida. Hanno tutte i loro limiti, ma anche i loro benefici. Da un lato il concetto olistico, che riavvicina la medicina al vecchio rapporto medico paziente, senza trascurare il sintomo che non è solo espressione di malattia, ma anche di disagio dell’essere umano di fronte a situazioni ambientali e relazionali alterate; dall’altro la visione allopatica integrata con la medicina tecnicistica e ancora la rivalutazione di uno stile di vita corretto, una giusta alimentazione e una gestione dello stress equilibrata.