È una pianta della famiglia delle Ranunculaceae e il suo nome comune è Aconito, Casco di Giove o Carro di Venere.
Cresce nelle regioni montagnose dell’Europa centrale, della Siberia meridionale, dell’Asia.
Le sue componenti principali sono degli alcaloidi (l’aconitina).
Per uso interno e a bassi dosaggi possiede un’attività nevralgica (soprattutto a livello del trigemino, le cui diramazioni “assomigliano in modo curioso al fiore di napello”), una attività sedativa e una anti uricemica.
L’azione principale di Aconitum è quella congestizia, acuta, violenta, che si traduce in una tensione psichica nervosa, vascolare e che si accompagna con agitazione fisica, mentale, soprattutto con ansia, paura della morte e panico.
La triade sintomatica classica di Aconitum è l’agitazione, la paura della morte, i dolori intollerabili.
L’aggravamento è alla sera, durante la notte verso mezzanotte, dopo l’esposizione a vento freddo e secco, stando sdraiato sul lato doloroso, in una camera calda.
Il miglioramento: all’aria aperta, con il riposo, dopo aver sudato.
I sintomi principali nella vita abituale sono la paura di cadere, la paura di attraversare le strade, la paura della folla. L’angoscia è indefinibile, la fisionomia del paziente esprime una paura irragionevole, il minimo rumore lo fa trasalire, il minimo pensiero lo angoscia.
A livello respiratorio ha un aggravamento dopo l’esposizione al vento freddo e secco.
La tosse e i dolori sono accompagnati da un’oppressione estrema e da ansia, da paura di morire, da agitazione e da febbre.
Ci sono palpitazioni con dolori acuti nella regione cardiaca, ansia e paura di morire, polso pieno, duro e rapido (il malato deve restare steso con la testa in alto).
il viso è rosso quando è sdraiato, diventa di un pallore mortale quando vuole alzarsi.
Otalgia brusca dopo un colpo di freddo. Ipersensibilità al minimo rumore, non sopporta la musica.
Aconitum si sviluppa sempre in un soggetto Sulphur e Bryonia è spesso il suo complementare.

(tratto da Omeopatia Scienza dell’Individuo. Di Paolo-Sponzilli. Ed. Mediterranee)