Una ricerca pubblicata su Current Biology (Cell Press) ha confrontato il genoma delle specie batteriche che popolano l’intestino negli Hadza, una delle ultime popolazioni di cacciatori-raccoglitori rimaste, con quello di italiani residenti a Bologna.

Si è visto che i batteri intestinali si sono rivelati un fattore chiave nell’evoluzione perché svolgono un ruolo essenziale in quanto forniscono all’uomo la flessibilità metabolica necessaria per adattarsi a diversi regimi alimentari e strategie di sussistenza. Grazie ai nostri microrganismi intestinali abbiamo potuto trasformarci da cacciatori-raccoglitori, quali eravamo nel Paleolitico, ad agricoltori nel Neolitico, fino alle società moderne nelle quali siamo giunti a poter degradare prodotti derivati dalla raffinazione del petrolio, ma anche ad accentuare la resistenza del nostro organismo agli antibiotici.

Lo studio dimostra come i microrganismi intestinali svolgano un processo fondamentale all’equilibrio energetico necessario per la nostra salute. Quando gli amminoacidi essenziali sono carenti nella dieta, ad esempio, sono proprio loro a fornirceli. In particolare, i batteri intestinali degli Hadza sono specializzati nella formazione di amminoacidi aromatici presenti in cibi quali uova e latte, di cui la loro alimentazione è povera; quelli degli italiani sono invece specializzati nella biosintesi di amminoacidi ramificati di cui sono ricchi soia e riso integrale, carenti nei nostri pasti. La ricerca dimostra poi come i microrganismi intestinali si specializzino nella degradazione dei carboidrati: polisaccaridi complessi di origine vegetale, come quelli presenti in bacche e piante ricche di fibre, per gli Hadza; zuccheri semplici e raffinati contenuti nel pane e nella pasta per gli italiani.