Il Tarassaco comune (Taraxacum officinale) è una pianta  appartenente alla famiglia delle Asteracee.
Il nome di specie ne indica le virtù medicamentose, note fin dall’antichità e sfruttate con l’utilizzo delle sue radici e foglie. Il termine “Taraxacum” deriva invece probabilmente dal greco “ taraxis” guarire, riferendosi alle qualità medicinali della pianta conosciute sin dall’antichità. Un’altra ipotesi fa risalire il nome al persiano “tarak” che significa “fare” e “sahha” “urinare”, a sottolineare le proprietà diuretiche di questa pianta. È comunemente conosciuto come dente di leone, dente di cane, soffione, cicoria selvatica. È una pianta erbacea perenne, di altezza compresa tra 3 e 9 cm. Presenta una grossa radice a fittone dalla quale si sviluppa, a livello del suolo, una rosetta basale di foglie munite di corti gambi. Le foglie hanno margine dentato, l’infiorescenza giallo-dorata, è detta capolino. Da ogni fiore si sviluppa un achenio, frutto provvisto di un ciuffo di peli bianchi, che, agendo come un paracadute, agevola col vento la dispersione del seme. Il Tarassaco cresce spontaneamente nelle zone di pianura fino a un’altitudine di 2000 m, ed è spesso un infestante. È una pianta tipica del clima temperato che in Italia si trova facilmente lungo i sentieri e nei prati incolti.

Nel mondo cristiano il Tarassaco era visto come un simbolo del messaggio della Fede: i suoi semi che si spargono al vento simboleggiavano infatti la predicazione cristiana nel mondo. In molti dipinti che rappresentano la Vergine Maria  è presente questa pianta, ad esprimere la fugacità della vita umana: anche nella tradizione laica il soffione del Tarassaco rappresenta il passare del tempo, in particolare si usava soffiare sull’achenio maturo, e i semi che rimanevano attaccati rappresentavano gli anni che mancavano alla realizzazione di qualche desiderio o progetto. Da sempre utilizzato nella medicina popolare come depurativo, il Tarassaco veniva raccolto insieme ad altre erbe spontanee, e rientrava nella composizione della “misticanza”, insalata da raccolta, da consumare cruda o bollita. Nella mitologia si narra che Teseo sotto consiglio di Hecate mangiò per 30 giorni di fila solo denti di leone, per diventare abbastanza forte e sconfiggere il Minotauro: la pianta del Tarassaco è in effetti molto più nutriente di altre “verdure” più usate come cibi, come broccoli e spinaci. Una prima testimonianza dell’uso del Tarassaco come erba officinale risale al Rinascimento, quando lozioni a base di Tarassaco venivano usate dalle donne per schiarire la pelle e attenuare le lentiggini. Nel linguaggio dei fiori e delle piante il dente di leone simboleggia la fiducia, la forza e la speranza.

La radice, che si usa particolarmente in fitoterapia per la sua azione positiva sul fegato,  è particolarmente ricca di sesquiterpeni lattonici, come il tarassacoside, gli eudesmanolidi e i germacranolidi; troviamo poi acido taraxinico e taraxacolide, triterpeni e steroli come lo stigma sterolo e il sitosterolo, inulina, che rappresenta circa il 25-35% del peso secco della radice, zuccheri, acidi fenolici, come il caffeico e il cloro genico, vitamine, sali minerali, soprattutto potassio e calcio, pectine e colina. Le foglie sono usate in fitoterapia a scopo diuretico e contengono soprattutto sostanze amare, luteina, volaxantina e altri carotenoidi e un elevato contenuto di potassio.

Le radici del Tarassaco sono colagoghe, cioè stimolano la produzione di bile, e coleretiche, cioè ne favoriscono la secrezione; l’aumento nella produzione di bile che si può ottenere con la somministrazione di estratti di Tarassaco spiega anche l’effetto blandamente lassativo della droga; la bile infatti promuove la peristalsi intestinale e quindi lo svuotamento dell’intestino stesso. Inoltre la ricchezza in inulina della radice aiuta a mantenere attiva la flora batterica intestinale, poiché essa agisce da ottimo prebiotico. I sesquiterpeni lattonici, responsabili del sapore amaro, sono i principi attivi cui viene imputato maggiormente l’effetto di aumentare la secrezione biliare; in modelli animali sembra infatti che essi siano in grado di promuovere un aumento di secrezione biliare maggiore del 40%, oltre ad aumentare in modo considerevole anche la produzione di succo
gastrico. Ad essi viene attribuita anche l’effetto epatoprotettivo esplicato dall’estratto di Tarassaco: ad esempio in uno studio su topi in cui è stato indotto uno stato epatotossico acuto con tetracloruro di carbonio, si è potuto verificare il benefico effetto epatoprotettivo, associato all’effetto antiossidante, ottenuto in seguito a somministrazione di estratto di Tarassaco arricchito della frazione in lattoni sesquiterpenici. Il Tarassaco può avere anche positivi effetti antiossidanti e ipolipidemizzanti, in parte spiegabili col semplice effetto di aumento della secrezione biliare prodotto dall’estratto, particolarmente utili in caso di sindrome metabolica. Al Tarassaco sono infine riconosciuti effetti diuretici e depurativi; è molto utilizzato infatti come disintossicante stagionale dalla tradizione medica popolare.

Indicazioni cliniche principali

  • Epato-colecistopatie, discinesie delle vie biliari
  • Insufficienza epatica, stipsi
  • Ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia, sindrome metabolica
  • Prevenzione della litiasi biliare
  • Depurativo stagionale