Nello studio, realizzato dalla Harvard Medical School di Boston, si è visto che coloro che hanno ricevuto la terapia di riduzione dello stress secondo la tecnica del mindfulness-based per 8 settimane ha avuto un maggiore aumento della connettività funzionale tra le regioni del cervello (la corteccia cingolata posteriore, la corteccia prefrontale mediale bilaterale e l’ippocampo di sinistra) relative al decadimento cognitivo lieve rispetto a quelli che hanno ricevuto la cura usuale. Inoltre c’era un “trend” verso una meno atrofia del volume dell’ippocampo bilaterale. Questo studio suggerisce che un intervento con la meditazione e lo yoga può stimolare le aree del cervello che sono più suscettibili a sviluppare una demenza. I ricercatori notano che i pazienti con elevati livelli di stress sono a un aumentato rischio di sviluppare un decadimento cognitivo lieve o una malattia di Alzheimer, e con un probabilità maggiore del 50% di coloro i quali andranno a sviluppare la demenza entro 5 anni.

Quindi la meditazione può ridurre lo stress e modificare la strutture dell’ippocampo, la parte del cervello responsabile delle emozioni, l’apprendimento e la memoria.

Tutti i partecipanti sono stati sottoposti a una risonanza magnetica funzionale (fMRI) allo stato iniziale e dopo 8 settimane, per misurare le variazioni di connettività nelle aree della zona dell’ippocampo.

I risultati hanno mostrato che questo gruppo ha avuto un incremento significativamente maggiore della connettività funzionale tra la corteccia cingolata posteriore, la corteccia prefrontale mediale bilaterale e l’ippocampo sinistro.

Se qualche componente del declino cognitivo è funzione delle variazioni dell’ippocampo indotta da stress, allora la meditazione potrebbe influenzare l’ippocampo come una tecnica di riduzione dello stress migliorando così la riserva cognitiva.

Questo studio fornisce la prova preliminare che un intervento con effetti collaterali limitati può essere di potenziale beneficio per i pazienti con poche altre opzioni per il miglioramento. Quindi, anche se la meditazione non dovesse far nulla per la struttura dell’ippocampo, potrebbe almeno contribuire a ridurre il sintomo della malattia nel suo complesso.

Questo spiegherebbe il contatto sociale che avviene durante l’allenamento di meditazione.Infatti una delle sfide più importanti che si ha nella nostra ricerca è come progettare quelle condizioni di controllo che si confrontano con ogni problematica.

Questa ricerca soprattutto esamina gli effetti della meditazione sulla risposta del cervello agli stimoli emotivi. Sappiamo che la risposta allo stress e l’infiammazione hanno un impatto sulle malattie croniche, tra cui l’Alzheimer.

Quando l’ippocampo si atrofizza, può portare ad una regolamentazione non appropriato dei sistemi di risposta allo stress, che possono poi ulteriormente portare verso il processo di malattia.

Così è stato molto interessante vedere come la meditazione ha avuto un impatto, o almeno una tendenza, nell’incrementare il volume dell’ippocampo in queste persone con decadimento cognitivo lieve.