Le donne in menopausa spesso hanno una sensazione soggettiva di perdita della memoria e possono riportare un miglioramento di tale sintomatologia dalla terapia estrogenica. In altre parole una  carenza ormonale estrogenica ha un effetto sul mantenimento dell’apprendimento cognitivo nel periodo perimenopausale, mentre una carenza estrogenica a lungo termine gioca un ruolo molto importante nel declino cognitivo fino alla possibile demenza.

Tutto questo è in relazione a dei particolari recettori Erα presenti in una parte del cervello chiamata ippocampo che si perdono progressivamente in assenza di estrogeni.
Ne risultano effetti dannosi sulla funzione colinergica con riduzione della plasticità ippocampale. La conseguenza è un aumento del rischio di deficit della memoria che si accentua se intervengono situazioni di stress cronico.

Il recettore estrogenico alfa noto anche come NR3A1  è un recettore nucleare che si attiva sotto lo stimolo estrogenico ed è codificato da un  gene specifico l’ Estrogen Receptor 1.

La somministrazione di estrogeni dopo la perdita di questi recettori non è più in grado di arrestare questo effetto. Invece, la somministrazione di estrogeni in un periodo precedente alla menopausa permette di conservare i recettori ERα, preservando la funzione colinergica ippocampale e quindi la plasticità neuronale e la memoria.

L’effetto di mantenimento del numero di recettori ERα provocato dalla terapia estrogenica pre-menopausale persiste anche oltre il tempo di somministrazione ormonale.

La letteratura più recente è arrivata alla determinazione che la terapia con estrogeni riduce il rischio di demenza solo se somministrata in una finestra temporale precisa, precedente alla cessazione dell’attività ovarica e all’avvento della menopausa

Nell’area limbica vi è una grande quantità di recettori per gli steroidi sessuali, responsabile sia dei processi dei processi mnemonici  sia delle sensazioni affettive.

Gli estrogeni inoltre sono coinvolti già in epoca prenatale nella riproduzione delle cellule nervose, nelle connessioni sinaptiche e nella differenziazioni cerebrali che influenzano le “fine motor skill” cioè le abilità verbali e motorie femminili così come l’immediatezza di percezione e l’abilità motoria.

Dopo la menopausa una quantità di queste abilità inizia a deteriorarsi determinandosi una notevole diminuzione della funzione neurologica complessiva.

La maggiore presenza di estrogeni nelle cellule adipose delle donne in sovrappeso le proteggerebbe meglio dal declino cognitivo e la demenza

È chiaro che, in questo caso, la maggiore presenza di estrogeni derivanti dalla altrettanto maggior presenza di cellule adipose possa anche preservare le funzioni cognitive delle donne in post-menopausa, tuttavia è altresì vero che l’essere in sovrappeso od obese porta con sé molti altri fattori di rischio, anche mortali. Ecco quindi che la soluzione migliore, come suggerito dalla stessa ricercatrice, possa essere avere un peso nella norma e, nel caso – e dietro consiglio medico – integrare la presenza di ormoni.