“La medicina negli ultimi 200 anni si è sviluppata come scienza e non come arte, e la scienza come tale deve essere riduzionista. Studia sempre più il particolare, dal corpo umano all’organo, dalla cellula alla molecola. Quindi da un lato, l’omeopatia, che vede l’essere umano nella sua complessità, si è trovata in qualche modo schiacciata da questa visione riduzionista, dall’altro c’è un problema tecnico di organizzazione, perché il mondo accademico è fatto da gruppi disciplinari (patologi, fisiologi, anatomici ecc.) e l’omeopatia non ha un suo gruppo disciplinare. Chi è quel giovane che potrebbe pensare di dedicarsi alla carriera di omeopata per diventare nessuno? Manca la possibilità di sviluppare una disciplina”.
Prof. Paolo Bellavite, dal 1984 professore di Patologia Generale presso l’Università di Verona.
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