Si è evidenziato in una ricerca dell’Albert Einstein college of Medicine, New York, che negli individui sani novantenni è molto più facile avere livelli di insulin-growth factor 1 (IGF-1) bassi piuttosto che alti; questi livelli sono stati collegati con un miglioramento della sopravvivenza.
I risultati sono a fronte delle recenti tendenze che hanno sempre utilizzato l’ormone della crescita come panacea antiaging.
In generale, in questa popolazione molto anziana, le donne con i livelli di IGF-1 al di sotto della media, avevano una sopravvivenza significativamente più lunga rispetto alle donne con livelli di IGF-1 superiore alla media, ma ciò non era vero per gli uomini.

Ma per gli anziani sopravvissuti alle malattie tumorali, nei quali il beneficio era più forte, l’effetto è stato osservato in entrambi i sessi: coloro che avevano valori di IGF-1 al di sotto della media avevano una tendenza a vivere significativamente più a lungo rispetto a quelli i cui livelli erano al di sotto di esso.
Dato che i livelli dell’ormone della crescita declinano con l’età, alcuni scienziati hanno iniziato a proporre l’utilizzo degli ormoni della crescita negli anziani per rallentare l’invecchiamento e prevenire le malattie legate all’età.

Questo studio però dimostra il contrario: più basso è l’IGF-1 – che è un prodotto di ormone della crescita – più alta è la sopravvivenza.
Tale studio fornisce ulteriori prove contro il razionale per il trattamento degli adulti più anziani con la somministrazione dell’ormone della crescita come strategia “antiaging”.

Per indagare su questa teoria, si sono arruolati 184 novantenni che vivevano in comunità – alcuni in case di cura – nel nordest degli Stati Uniti.
Si è preferito scegliere questo tipo di popolazione perché molti individui con un’alta longevità hanno un esordio più tardivo di malattie legate all’età, e l’alterata IGF-1 potrebbe in parte spiegare questa relazione.
I partecipanti allo studio sono stati divisi in 2 gruppi:

  • 93 avevano bassi livelli di IGF-1, pari o inferiore alla media.
  • 91 avevano alti livelli di IGF-1, al di sopra della media.

I partecipanti avevano un’età media di circa 96,8 anni, e circa tre quarti erano donne. Meno di un quarto dei soggetti in studio ha avuto una storia di tumore.

Il risultato più importante è stato nella relazione tra i livelli di IGF-1 e la sopravvivenza: essa era più forte tra coloro i quali erano sopravvissuti al tumore maligno.

L’osservazione ha dimostrato che era maggiore la sopravvivenza nelle donne con bassi livelli di IGF-1, ma non negli uomini, sicuramente a causa di alcune differenze genetiche o ormonali tra i sessi.

L’IGF-1 è un potente stimolatore della crescita cellulare e la proliferazione ed è collegata con il tumore, così le persone con il cancro e bassi livelli di IGF-1 sarebbero tenuti a sopravvivere più a lungo.

La strategia del GH è giusta?